venerdì 28 gennaio 2011

UFO


riceviamo e pubblichiamo

Nell'ultima seduta della Commissione Bilancio, Malo Insieme ha chiesto informazioni su una voce di bilancio che prevedeva una spesa di 16.000 euro annui per i prossimi 3 anni  per "iniziative in materia di ecologia".
L'Assessore all'ecologia di Malo, ha chiarito che quei soldi erano stati messi a bilancio senza una destinazione precisa.
In conseguenza di tale risposta, la lista civica Malo Insieme ha presentato un emendamento al Bilancio Previsionale del Comune di Malo 2011- 2013 (discusso in CC martedì 25 gennaio 2011), chiedendo che tale cifra fosse destinata a "studi sull'impatto acustico, idrogeologico, atmosferico, biologico e /o antropologico della Superstrada Pedemontana Veneta" utilizzando all'uopo come strumenti, collaborazioni con le università, (ad esempio attraverso borse di studio) e/o collaborazioni professionali non continuative con studenti, neolaureati e  dottorandi.

Insomma, Malo Insieme ha avanzato una proposta che avrebbe permesso di "prendere due piccioni con una fava". Infatti, da un lato si sarebbero offerte opportunità di lavoro a giovani concittadini e dall'altro si sarebbero ottenute informazioni attendibili e super partes sull'impatto "ex ante", in corso d'opera ed "ex post". della Superstrada.
Diciamo "super partes" in quanto gli scarsi studi di impatto fin qui condotti, sono stati eseguiti o dalla società che ha progettato l'opera(es. impatto ambientale del 2005) o dalla società che si è aggiudicata l'appalto (es. relazione idrogeologica).

Naturalmente l'emendamento è stato bocciato dalla maggioranza e quei soldi che prima erano privi di destinazione, improvvisamente sono stati destinati ai più disparati e minimalisti interventi privi, a nostro parere, di qualsiasi incisività.

L'Assessore all'ecologia ha sostenuto  in Consiglio Comunale che, poichè, a suo parere, l'autostrada verrà certamente realizzata , finanziare (in modesta misura ndr) gli studi da noi proposti( che sarebbero serviti a tenere controllato l'ambiente e la salute di chi abita sul territorio ndr) vuol dire sprecare soldi.

Si può essere daccordo o in disaccordo con la costruzione dell'autostrada, ma, comunque la si pensi, non si può immaginare che la salute dei cittadini e il territorio su cui essi vivono, siano considerati  secondari rispetto ad un'opera che si rivela già in partenza una delle più grandi buggerature rifilate ai veneti.


Forse gli Amministratori di maggioranza di Malo non hanno capito che tipo di opera sia un'autostrada che attraverserà gli ultimi resti di campagna in un territorio pesantemente edificato e cementificato come il nostro. O forse invece si, e, ciononostante, non gli interessa, anzi, considerano tutto ciò una cosa positiva, secondo una visione antiquata, miope, antimoderna e perdente di "sviluppo".

Forse le persone comuni non hanno capito che, oltre a vedersi portare via la terra, dovranno pagare l'autostrada in termini di salute, di tranquillità perduta, di territorio rovinato, ma anche di denaro speso per pagare: a) i costi iniziali (oltre 200 milioni di euro) b) le perdite di esercizio del concessionario (600 milioni in 30 anni)  c) i pedaggi (è gratuito per i residenti la percorrenza solo di 20 Km ossia, ad esempio,  da Malo  a Castelgomberto da una parte e da Malo a Thiene dall'altra e solo per i primi 12 anni e solo per il traffico privato ossia solo per le auto).

E per finire, ci piacerebbe capire perchè l'Assessore all'ecologia di Malo, si occupi di ecologia.
Qual'è la molla che lo ha spinto a richiedere quella carica in quel settore?
Ha chiesto lui o gli è stato proposto?
Se gli è stato propoposto, chi avrà avuto l'idea?

Forse il giorno in cui scopriremo se esiste vita nell'universo, avremo le risposte anche a questo mistero.

Tarabini Lanfranco

lunedì 24 gennaio 2011

federalismo o regionalismo?

Riporto interessante articolo di Gianfranco Bettin

La guerra civica
di Gianfranco Bettin
21 / 1 / 2011

Negli incontri, spesso notturni , ad Arcore e Palazzo Grazioli – quelli politici - , Berlusconi e Bossi non devono avere mai compulsato “La tradizione civica nelle regioni italiane”, il classico di Robert Putnam che mostra, come tanti altri studi, che il vero cuore dell'autogoverno locale risiede nei comuni. E' l'Italia dei Comuni la vera patria del nostro federalismo, l'invenzione più originale e innovativa, tutt'ora, della nostra lunga e travagliata storia politica.

Il centro del conflitto che sta opponendo in queste ore l'Anci e il governo, uno scontro che attraversa la stessa Lega Nord ( sia pure in forme per ora sotterranee), evoca questa grande secolare esperienza, la incrocia con la nascita (nel 1970) e con l'evoluzione delle regioni fino agli attuali “governatorati” (che tendono a porsi come piccoli o medi stati) e adesso, a quanto pare, l'attuale maggioranza vorrebbe risolverla costringendo l'autogoverno locale nel ridotto di amministrazioni sotto stretta sorveglianza, con poche risorse, al cospetto imponente di nuove entità centralistiche, super fetazioni delle attuali regioni.

Il dissenso dell'Anci dalla proposta di federalismo fiscale-municipale avanzata dal Governo e appunto sancita politicamente l'altra notte a Palazzo Grazioli, si articola in precise, puntuali proposte (e in precisi e puntuali dissensi). Sbloccare l'addizionale Irpef, conferire ai Comuni l'aumento dei tributi e definirne le quote di partecipazione a tributi immobiliari, Irpef e cedolare secca, introdurre la possibilità di contributo di soggiorno per tutti i comuni (cioè assicurare reale autonomia impositiva); definire precisamente il Fondo perequativo (cioè garantire uniformità di opportunità di base); precisare subito la disciplina di Tarsu/Tia sui rifiuti, garantendo che i comuni siano soggetti protagonisti di queste cruciali politiche; specificare di cosa si parla davvero, quando si parla di nuova Imu, l'Imposta Municipale che il Governo vorrebbe lasciare indefinita e, soprattutto, alla discrezione d Roma, ribadendo la subalternità dei comuni.

Queste dettagliate richieste – e quella stessa di incentivare la fusione tra piccoli comuni, semplificando la rappresentanza e rendendola più efficiente ma lasciandola incardinata sul territorio – esprimono specifiche istanze ma sono parte di una tensione che le prescinde.

Il federalismo rivisitato dall'attuale centro-destra è roba da “governatori” e non da “borgomastri”, da regioni-stati o staterelli neocentralisti e autoreferenzuiali in concorrenza l'uno con l'altro (e chi non ce la fa peggio per lui) e non da veri responsabili e solidali autogoverni locali in una vera, responsabile e solidale cornice unitaria.

Lo scontro in corso ha intensi e acuti connotati politici di stagione ma evoca, dunque, e per davvero una vicenda di lunga durata, capace, nel suo sciogliersi in un modo o nell'altro, di segnare profondamente un'epoca. Non va perso di vista, non va sottovalutato, neppure in giorni e notti in cui la politica sembra fare di tutto per farci pensare a tutt'altro,

domenica 23 gennaio 2011

nessuna pietà per nessuno

Chi di noi ha avuto 18 anni e se li ricorda,sa quanto a quell'età ci si senta grandi e quanto invece si sia ancora molto a cavallo della linea che divide l'età giovanile da quella infantile. Al netto di  stereotipi, situazioni particolari e atteggiamenti  (i ragazzi a  si atteggiano), sicuramente una persona di diciotto anni non è ancora completamente adulta e spesso prova a scivolare in situazioni infantili rassicuranti. A volte questo accade nei rapporti con i genitori e i familiari, dove ragazzi apparentemente solidi e maturi, ritornano prigionieri di meccanismi infantili mai superati (questo capita anche a persone di età maggiore della fascia attorno ai diciotto anni).

Tuttavia, la legge stabilisce un termine allo scadere del quale una persona è considerata adulta.
La legge stabilisce un confine, e lo fa perchè è cieca e non è, per sua natura di "legge uguale per tutti",in grado di discriminare tra situazione e situazione, se non in modo approssimativo.

Noi adulti però lo siamo.
Noi esseri umani adulti, possiamo discriminare se e quando è il caso di intervenire in situazioni in cui un ragazzo o una ragazza sono in difficoltà.
Ad esempio se io sapessi che un ragazzo o una ragazza sono stati violentati a nove anni dagli zii, anche se questo ragazzo o ragazza oggi fosse maggiorenne, provvederei a contattare qualcuno con le competenze per aiutarlo/a. Allo stesso tempo proverei a parlare con quel ragazzo/a per capire se un aiuto potrebbe essere accettato o giudicato inopportuno. Potrei commettere degli errori, ma sicuramente non resterei indifferente. Non gli darei una busta con 7, 70, 700 o 7000 euro. Non lo porterei in tv a esibire un dolore così grande per salvare il c... del mio padrone.
Se lo facessi non sarei un uomo.

venerdì 21 gennaio 2011

Minculpop

VENERDÌ, 21 GENNAIO 2011

CARLO LUCARELLI SU L’UNITA’

IL PAESE DEI LIBRI VIETATI

La vicenda è più complessa di come appare, e lo è almeno in tre punti.
Come appare: l’assessore provinciale alla cultura di Venezia prima e l’assessore regionale veneto poi hanno invitato biblioteche e scuole a mettere al bando in quanto “cattivi esempi” gli autori firmatari di un appello a favore di Cesare Battisti circolato nel 2004. Un’iniziativa che è stata stigmatizzata da molti come la solita provocazione di certi amministratori del nord est.
I punti da approfondire.
Primo: l’appello del 2004 non era così genericamente “a favore” di Cesare Battisti. Era più complesso e passava attraverso quel caso per discutere di terrorismo, anni di piombo, legislazione passata e attuale. Ed era un appello legittimo, qualunque sia il giudizio che ognuno di noi può avere sul “caso Battisti”.
Secondo: questa storia non riguarda solo gli autori che hanno firmato l’appello. Io non l’ho fatto e non lo farei, ma mi sento ugualmente coinvolto quando qualcuno stabilisce arbitrariamente liste di proscrizione mettendo al bando libri definiti “diseducativi”, non per quello che contengono - e anche in quel caso il giudizio spetterebbe soltanto ai lettori - ma perché le convinzioni personali degli autori non sono ritenute in linea con quelle di chi detiene il potere. Visto il numero crescente di autori che si stanno opponendo - anche a livello internazionale - a questa iniziativa censoria non credo di essere il solo a pensarla così.
Terzo: questa non è la solita provocazione. Bandire i libri è la conseguenza coerente di un modo di pensare stupido, ignorante, intollerante e pericoloso e che ha come obiettivo un progetto preciso. Che storicamente già sappiamo cosa produce: roghi di libri, autori perseguitati e biblioteche vuote.


martedì 18 gennaio 2011

buon gossip a tutti

Mentre parliamo delle palpatine elargite (parrebbe) da alcuni anziani signori a signorine compiacenti e, in alcuni casi, minorenni,  alcune cosucce ci passano vicine e noi nemmeno le guardiamo: l'occhio assente e la mente distratta da danze del ventre e bunga bunga.

Ad esempio, il ministro per la semplificazione del governo del fare, a marzo 2010, ha pensato bene di portare un certo numero di scatoloni pieni di leggi e norme, nel cortile della caserma, di armarsi di lanciafiamme da campeggio e ascia (celtica?) e di dar loro fuoco.

Al di là del fatto che non è un rogo che abroga una legge,  al di là delle suggestioni prebelliche che si risvegliano in me quando vedo scritti tra le fiamme, al di là del lavoro fatto da qualcuno per ammucchiare i cartoni  predisporre misure di sicurezza e ripulire a cose fatte (per quanto poco, trattasi probabilmente di qualcuno pagato con soldi nostri per fare qualcosa di evidentemente inutile), al di là di tutto quanto detto, l'efficiente ministro non si è accorto che tra le leggi abrogate, c' è quella sulla sofisticazione alimentare che garantiva la condanna penale degli adulteratori di cibo.

Questa è la notizia che circola sui quotidiani da un paio di giorni (e che non è un falso, come per un po' sembrava), ne trovate un po' di storia QUI

Riassumendo: oggi se comperate qualche porcheria e finite all'ospedale, il delinquente che vi ci ha mandato, la fa franca, perchè il suo (non più) reato è stato depenalizzato.

Buon divertimento, buona semplificazione e buon bunga bunga.

domenica 16 gennaio 2011

Spezzoni di Autostrada Pedemontana Veneta

Nella progettazione della SuperAutostrada Pedemontana Veneta (SPV) il progetto chiamato DEFINITIVO non è l'ultimo, bensì il penultimo. L'ultimo progetto (quello definitivo) si chiama ESECUTIVO.

Il progetto ESECUTIVO non è ancora stato presentato. Ciononostante, ai cittadini è stato chiesto di presentare le proprie osservazioni sul penultimo progetto (il DEFINITIVO) ossia su quello che poi non sarà ESECUTIVO.

Morale: quando si saprà veramente cosa vogliono fare, dovremo stare con la bocca chiusa: allineati e coperti, paroni (loro) a casa nostra.

Riporto alcuni stralci riguardanti il territorio di Malo del decreto n. 10 del commissario Vernizzi.

Ognuno può farsi la propria idea. La mia personale (basata anche sullo studio della relazione idrogeologica prodotta da SIS (ossia da chi costruisce l'opera)) è che non sono state sufficientemente considerate alcune situazioni di rischio ed in particolare:
Sistema idrogeologico (con fenomeni di casismo intercettati dalla galleria) della collina di Malo e di Vallugana
Emissione dei fumi all'imbocco della galleria
Possibilità di collasso ("le dislocazioni avvenute lungo faglie possano
avvicinare il contatto tra le unità UI5 e UI4 alla quota della galleria" recita la relazione idrogeologica) tra calcareniti e marne, ossia tra lo strato di roccia soprastante, dove sono presenti grotte, cavità e vie d'acqua (fenomeno carsico) e quello sottostante costituito dallo strato (quasi) impermeabile delle marne.
Cantiere e strada di accesso mezzi in Vallugana
Quest'ultimo viene rimandato ad una successiva progettazione, anche se risulta bene chiaro che il commissatrio ha tutta l'intenzione di realizzare la strada tra la SS46 e Covolo.

Decreto n. 10 del 20 settembre 2010

in corrispondenza della galleria naturale di Malo è prevista l’intercettazione di acque sorgentizie di buona qualità; per dette venute d’acqua, va previsto un sistema di convogliamento e collettamento separato da quello delle acque di piattaforma, con possibilità di reintegro nella falda a minor quota;
nella progettazione esecutiva andranno ulteriormente approfondite le analisi e le verifiche per l’abbattimento
delle emissioni in atmosfera dalle gallerie naturali di Malo e Sant’Urbano;
nella progettazione esecutiva va verificata l’effettiva necessità di aree in occupazione per cantiere in località Covolo in Comune di Malo;
le opere relative all’adeguamento della viabilità esistente e alla realizzazione della nuova viabilità ordinaria (a partire dalla Pk 0+330, ovvero dalla sezione di raccordo alla viabilità esistente) previste per il collegamento dall’uscita della galleria di servizio della galleria naturale “Malo” in Vallugana in località Covolo con la SP 46 nei Comuni di Malo e Isola Vicentina, in ragione della necessità evidenziata dalle due Amministrazioni Comunali di individuare una soluzione progettuale più rispondente alle esigenze territoriali; tale soluzione va individuata con separata procedura approvativi e dovrà comunque assolvere alla funzione di adeguato collegamento con la galleria “Malo” per motivi di sicurezza;

sabato 15 gennaio 2011

Ho perso (anche ) io

Dicevo qualche tempo fa che non ci sono dogmi e che tutto è contrattabile tranne diritti, libertà e dignità.
Contrattabile significa che può essere liberamente discusso, condiviso, formalizzato e sottoscritto da tutti.
A Mirafiori non c'è stata alcuna discussione o condivisione. La scelta era una sola: o si o si, o fai come dico io o muori di fame.
Ciononostante il 46% dei lavoratori ha votato no.

Oggi si sprecheranno i commenti sui giornali e al bar e Mirafiori sarà uno degli argomenti di discussione e litigio come Cassano al Milan e le novità pruriginose sul bunga bunga e su chi procurava le puttane (non escort) minorenni a chi.

Fra qualche anno , quando FIAT sarà stata delocalizzata o chiusa e molte altre aziende avranno abbandonato Confindustria e, di conseguenza, il Contratto Collettivo Nazionale,  saremo tutti  più deboli, "terzomondizzati", e soggetti alla sola contrattazione individuale.
In quel momento ci accorgeremo che quel che è successo ieri a Torino, è stato solo un altro passo verso la precarizzazione di tutta la nostra vita.

Che miopia! Come si può non capire che non c'è pace sociale senza redistribuzione delle ricchezze, dignità e libertà  per tutti?
Guardiamo a quel che è sucesso in Tunisia. La rivolta di un'intera popolazione è stata innescata da fame di cibo e di giustizia sociale.
Quanti danni avranno subìto le aziende europee e italiane che, approfittando delle apparenti tranquillità sociale e stabilità politica, imposta dal regime tunisino, hanno ivi delocalizzato?
La Tunisia, dimostra che diritti, democrazia, giustizia e benessere diffuso, convengono a tutti, anche alle imprese.

Spero che chi auspicava la vittoria del SI dall'alto della sua posizione di privilegio (giornalisti, economisti, politici, commentatori del nulla, scodinzolanti direttori di testate) si trovi fra qualche tempo a contrattare un nuovo lavoro secondo le nuove regole, magari con un bel contratto a progetto per fare il cameriere.

P.S.
Finalmente ieri sera, assistendo ad un incontro-dibattito sul lavoro organizzato dal PD a Monte di Malo, ho ascoltato parole "di sinistra".Se qualcuno dei lettori di questo blog era presente, potrebbe fare un riepilogo o un post sull'argomento.

giovedì 13 gennaio 2011

ho vinto io

Non ho capito se B ha di che preoccuparsi o no.
I suoi avvocati ed i colleghi di partito e di govermo dichiarano che l'impianto della legge sul legittimo impedimento è stato considerato valido dalla Corte Costituzionale.
Poltici dell'opposizione si dichiara soddisfatti in quanto sostanzialmente la legge è stata considerata non cosituzionale.
A parte Bondi che poverino ha i suoi guai, per il resto sembra il giorno dopo le elezioni, quando tutti hanno vinto e nessuno ha perso.

mercoledì 12 gennaio 2011

Operai e studenti

IL LAVORO È DIGNITÀ, NON È CARITÀ

Il 13 e 14 gennaio i lavoratori dello stabilimento Fiat di Mirafiori(Torino) sono chiamati a rispondere a questa semplice domanda: “Sei favorevole all'accordo firmato per lo stabilimento di Mirafiori?”. Si tratta dell’accordo firmato solo da una parte di sindacati e da Marchionne, infatti la Fiom-Cgil e i sindacati di base si sono rifiutati di siglare l’intesa su Mirafiori che ricalca il ricatto posto agli operai dello stabilimento Fiat di Pomigliano (Napoli) l’estate scorsa. Marchionne, il padrone della Fiat, ha già vinto il suo ricatto a Pomigliano: nel referendum posto ai lavoratori il concetto era “o accetti le condizioni di lavoro che imponiamo noi e investiamo sullo stabilimento, oppure te lo chiudiamo!” Ora assistiamo alla replica di tutto questo a Mirafiori, le condizioni di lavoro che impone Fiat – con una drastica riduzione dei diritti che gli operai hanno conquistato con anni di lotte – sono paragonabili a quelle dei tempi del fascismo
Se sul piano dell’organizzazione dei ritmi di lavoro questo accordo costringerà i lavoratori della Fiat a orari e turni massacranti, sul piano delle relazioni sindacali sancisce la fine di qualsiasi democrazia sindacale, l’abolizione di fatto delle elezioni dei delegati, anche nella forma delle RSU, e della possibilità quindi per i lavoratori di dire la loro sugli accordi e su qualsiasi altra decisione che li riguardi
Viene introdotto il criterio secondo il quale chi non firma gli accordi non può usufruire dei diritti sindacali indipendentemente dalla sua rappresentatività e consenso tra i lavoratori
Viene introdotta un’irrisoria compensazione di 32 euro mensili per l’abolizione della pausa di 10 minuti. Una pausa che può sembrare nulla,ma dobbiamo tener presente dei ritmi stressanti a cui si è sottoposti lavorando in una catena di montaggio
L’accordo prevede inoltre 120 ore di straordinario all’anno obbligatorie, cancella le pause previste sulle linee di montaggio, porta a fine turno la pausa mensa, per utilizzare così la mezz’ora di mensa anche con straordinari per recuperi produttivi ogni qualvolta l’azienda ne avrà bisogno.
L’accordo sancisce la fine della vigenza del contratto nazionale dentro gli stabilimenti della Fiat e crea le condizioni per l’abolizione dei contratti nazionali sostituiti da quelli aziendali anche in altre imprese.
Nel contesto della crisi che sta vivendo il sistema capitalista, si inserisce l’attacco e la precarizzazione sia del mondo del lavoro sia dell’istruzione pubblica.
Per questo oggi noi studenti ci sentiamo vicini a tutti gli operai Fiat ed esprimiamo la nostra solidarietà anche a tutti quei lavoratori che hanno perso il loro posto e sono oggi in cassa integrazione ma presto saranno senza reddito, cassintegrati e quindi disoccupati che possono essere i nostri genitori, sarà quindi sempre più difficile mantenere i nostri studi sia alle scuole superiori che all’università con l’aumento delle tasse. L’unico modo per uscire dalla crisi e scendere in piazza tutti insieme, studenti e lavoratori uniti nella lotta.
NO AL RICATTO MARCHIONNE
COLLETTIVO STUDENTI SCUOLA PUBBLICA

lunedì 10 gennaio 2011

la strada ? II

La legge italiana, violenta versione nazionale di orientamenti formalmente liberisti, in realtà privatistici – ma assai meno vincolanti - dell’Unione Europea, impone loro (alle amministrazioni locali - ndG3RT) di dismettere le imprese controllate o partecipate, per affidarle a gestioni private e a processi di aggregazione (vedi i casi di Hera, A2A, Enìa, Iride, Acea, ecc.) che le allontanano sempre più dal territorio, dalle sue esigenze e, soprattutto, dalle possibilità di un controllo diretto da parte degli utenti; per trasformarsi in holding coinvolte nel gioco finanziario planetario che ha scatenato e continua a riprodurre la crisi che stiamo attraversando.

Per invertire rotta bisogna uscire da una cultura della competitività (tutti contro tutti, per niente altro che la “sopravvivenza”) che non fa che abbassare sempre più gli standard di chi vive del proprio lavoro, senza offrire alcuna prospettiva a una autentica riconversione ambientale.

All’inizio del secolo scorso, per fornire alla parte meno privilegiata dei propri amministrati elettricità, acqua, gas, fognature, trasporto, e poi anche gestione dei rifiuti, sanità, assistenza, cultura, le amministrazioni a guida socialista o democratica del nostro paese avevano fondato le imprese “municipalizzate”; che potevano controllare direttamente, grazie alla copertura di una legge nazionale voluta da Giolitti.

Quel sistema di imprese pubbliche che ora la legge impone di smantellare è stato fatto in gran parte degenerare dal clientelismo e dalla trasformazione in società per azioni; senza però che la sua privatizzazione abbia portato alcun miglioramento agli utenti; mentre ha contribuito comunque non poco ad alimentare una nuova ondata di “finanziarizzazione” dell’economia e di “esternalizzazioni” dei servizi, affidati a catene di subappalti fondati sullo sfruttamento intensivo del lavoro.

Le forme dell’intervento delle amministrazioni locali nell’economia devono sicuramente cambiare; la trasparenza di tutte le operazioni effettuate e il coinvolgimento della cittadinanza attiva nella gestione o nel controllo ne devono diventare vincoli ineludibili, perché sono l’unico presidio nei confronti delle degenerazioni clientelari, che aprono poi le porte alle infiltrazioni e al controllo della malavita organizzata; ma non ci sarà conversione ecologica senza un recupero radicale da parte delle amministrazioni locali del potere di intervenire nella gestione dei processi di produzione e di consumo che interessano il loro territorio.
fonte:
http://www.guidoviale.blogspot.com/

Aggiungerei che oltre al potere ci vuole anche l'idea e la volontà di intervenire come descritto nell'articolo citato. A Malo, idee e volontà di governare i processi di cambiamento economico in termini di conversione ecologica sono come il coraggio di don Abbondio: se uno non ce l'ha non se lo può dare (ndG3RT)

domenica 9 gennaio 2011

La strada ?

La conversione ecologica comporta l’adozione di stili di vita e modelli di consumo fondati sulla sobrietà, che non significa miseria, né povertà, né sacrificio, bensì uso e distribuzione più equa delle risorse tanto in campo sociale (tra le diverse classi) quanto a livello geografico globale (tra le diverse aree geografiche). Ma significa anche riportare, tanto in ambito locale e nazionale, quanto in ambito continentale e planetario, il sistema produttivo entro un quadro di sostenibilità imposto dai limiti fisici e biologici del pianeta in cui viviamo, salvaguardando, potenziando e qualificando l’occupazione e valorizzando la dotazione di tecnologia, di impianti e di conoscenze dell’apparato industriale e produttivo esistente.

fonte: http://www.guidoviale.blogspot.com/

sabato 1 gennaio 2011

Sono stati loro! anzi no...oooops

A Gemonio, paese di Umberto BOSSi, vengono fatte esplodere due (o uno? o tre?)  petardi (o bombe? o bombe carta?) da tre(o due?) giovani ANARCHICI (o anarco-leghisti? o anarco-figli di leghisti?  o figli di anarco-leghisti?).

Ecco due articoli: QUI prima e QUI dopo.