mercoledì 30 marzo 2011

E come possiamo noi tacere?

Berlusconi a Lampedusa, dopo aver promesso di sistemare la situazione in 48, facciamo anche 60 ore, di proporre l'isola per il Nobel per la pace, di farne una colorata Portofino 2, di renderla più verde e naturalmente essersi comprato una villa, vista mare, ha raccontato la seguente barzelletta alle mamme dell'isola che in questi giorni hanno protestato animatamente affinché fosse risolta l'emergenza immigrati: "Durante un'indagine si chiede ad un campione di donne se vogliano fare l'amore con Berlusconi. Il 30% risponde 'Magari...', l'altro 70%, 'Di nuovo?". Poi, ad un'altra signora, il Cavaliere ha recitato una poesia, dedicandola ai suoi occhi.

Nel frattempo a Roma, la sua maggioranza si preparava, con un colpo di mano, a preservarlo dal processo Mills.

Straniero in patria II

Sono nato altrove, in una terra contesa da eserciti e signori Svizzeri, Francesi, Spagnoli e Italiani.
Se da casa dei nonni percorrevo i sentieri, andando a sud, dopo qualche ora raggiungevo il passo S.Marco, con il Leone che marcava il confine della Serenissima Repubblica ai tempi della sua massima espansione a ovest.
Sono nato altrove e ho vissuto in tanti altrove diversi.
Non dico mai: "io sono di"  un posto.
Dico: "abito" o "ho abitato" o "sono nato (incidentalmente)" in un posto.

In tutti i paesi che ho visitato, ho trovato persone con cui ho passato del tempo e trovato qualcosa da dire e da fare in comune,  nel sud e nel nord dell'Europa e del Mediterraneo, nel sud e nel nord delle Americhe, in Asia, nel mondo.
In ognuno di questi posti mi sono sentito a volte a casa e spesso straniero perchè lingua, storia e cultura diverse hanno bisogno di tempo per capirsi.
Invece, per un lungo periodo della mia vita, mai è successo che, in Italia, mi sia sentito straniero: solo da qualche anno devo giustificare il mio accento.

Essere nato e vissuto altrove è quasi una colpa.
Invece le tasse che pago e i soldi che verso, non richiedono giustificazione.

Giustificare il proprio accento....questo è il clima  che respiro io, italiano, nel Veneto del terzo millennio.
Questa è l'aria che tira da quando le parole d'ordine del partito dei penultimi sono diventate cultura maggioritaria.

A me non mi interessa quello che pensano personalmente il Sindaco e la Giunta Comunale della Bandiera e dell'Italia. Non mi interessa se partecipano o meno di persona alle cerimonie.
Mi interessa invece che non si approprino di quel che è di tutti disponendone a piacere come ha fatto il Sindaco negando la fascia tricolore a chicchessia in occasione della Festa Nazionale del 17 marzo 2011.
Mi interessa che non "occupino" le istituzioni che rappresentano anche me.
Mi interessa che non disprezzino la nazione e la costituzione alle quali hanno giurato fedeltà

Si amministra per tutti, anche per quelli che ci stanno antipatici, anche per gli avversari politici. Si amministra e si rispetta tutti quelli che VIVONO sul territorio che si amministra.

Piccola differenza tra democrazia e dittatura.

martedì 29 marzo 2011

Straniero in Patria

Pubblichiamo un messaggio ricevuto su Facebook.

Carissimi,
utilizzo lo strumento di FB poichè, grazie alla mia poca pazienza per gli strumenti informatici e probabilmente alla mancanza di accesso come gestore del blog "libera nos a malo", non riesco a trovare strumento migliore.
Utilizzate questo mio messaggio come volete (anche pubblicandolo nel blog) mi piacerebbe però vedere un seguito di risposte.
Il giorno 17 marzo io ho festeggiato, con la mia famiglia, come meglio abbiamo creduto. Il comune di Malo, no. Il sindaco e la giunta, se non a titolo personale non hanno celebrato il 150°. In quanto rappresentanti di tutti i cittadini (maladensi in questo caso), di TUTTI questo era un dovere. MI sono sentito personalmente escluso da una festa. Sono un Veneto, qualcuno direbbe di razza Piave, ho un cognome tipicamente veneto, sangue padovano e trevigiano, nato e cresciuto a Vicenza, e sono un Italiano, mi sento tale, Veneto e Italiano. Pago le tasse...tutte...in questo territorio e ho piacere nel pagarle quando mi vengono restitutiti dei servizi, e quando il mio territorio permette di di farmi sentire appartenere ad una comunità. Il signor sindaco l'ho visto celebrare i morti di Nilkolajewka poche settimane fa proprio dove abito, e dopo poche settimane non celebra un appuntamento altrettanto importante. Non ho parole per esprimere il disgusto, non ho parole, per ora, che possano esprimere la mia rabbia. La bandiera italiana sventola sempre nel mio terrazzo, non solamente ora, da sempre...i vicini lo sanno. Mi auguro sappiate interpretare al meglio lo scontento per una tale mancanza della giunta con tutte le iniziative del caso. Di sicuro un voto il sindaco lo ha perso (quello di mia moglie...) mi auguro, a questo punto, ne perda qualcun altro.


Piero.

lunedì 28 marzo 2011

Rabbrividire

Quello che è successo l’altra sera alla trasmissione di Rita Dalla Chiesa fa rabbrividire. Una finta terremotata descrive la notte del terremoto, una paura mai in realtà provata, problemi mai avuti e alla fine ringrazia, con inchino, il presidente (”il governo”, corregge la conduttrice) per tutto quello che ha fatto eccetera eccetera.
Fa rabbrividire perché è un oltraggio a chi quella notte è morto, ha perso i propri cari, la propria casa.
Fa rabbrividire perché, l’uso di figuranti per adulare il governo è un segno di enorme degrado civile e politico. E l’aver utilizzato una vicenda così drammatica ne costituisce una macabra aggravante.
Fa rabbrividire perché c’è qualcuno che ha scritto questo copione e che continuerà a fare il proprio mestiere.
E siccome non voglio proprio credere che una cosa del genere sia stata ordinata dall’alto (cioè in ultima istanza dal “presidente”) sarebbe una bella cosa, per tutti coloro che il 6 aprile 2009 hanno davvero sofferto e continuano a soffrire, che chi ha pensato e messo in onda questa sconcezza venga rimosso. Subito.

Pier Vittorio Buffa Istantanea La Repubblica


Cos'altro ancora?

domenica 13 marzo 2011

Nucleare, Grandi Opere, Ponti sugli stretti, Autostrade..e compagnia CANtante.


Estratto da un post firmato
Rosso:(membro della Assemblea dei Soci di Greenpeace Italia) pubblicato nel blog.

Non son stati gli eventi naturali, per quanto catastrofici, a causare la debacle di Fukushima. Ma e’ stato il calcolo statistico delle probabilita’ che questo evento accadesse nel luogo e nelle modalita’ con le quali si e’ avverato, a provocarla. Perche’ qualcuno, come sempre, avra’ avuto l’ incarico di calcolare tale probabilita’ e questa, come sempre, sara’ stata accettabilmente bassa.

E’ questo che ci porta a costruire centrali nucleari, o dighe, o case in zone telluriche o dissestate idrogeologicamente. Una visione cosi’ allo stesso tempo miope e arrogante che fa si’ che, con tutta tranquillita’, si decida di porre le scorie fuoriuscite dalla Centrale di Riprocessamento (o Riciclaggio, ah ah ah) di Sellafield, UK, in buona parte composte da plutonio che abbisogna di qualche migliaio di anni solo per dimezzare la propria radioattivita, in contenitori di acciaio refrigerati sotto terra, pensando: primo, che il sistema refrigerante stara’ li a funzionare per i prossimi 5.000-6.000 anni; secondo, che la idrogeologia del luogo restera’ invariata per lo stesso tempo.  
Certo, gli stessi calcoli statistici avran dimostrato che la probabilita’ che in quei 5 0 6 mila anni venga inventata una tecnologia ottimale per lo smaltimento delle scorie sia ragionevolmente
elevata….

Ma torniamo a Fukushima… quando fu costruita? Negli anni ‘80? Massimo 40 anni di vita? Dopo solo 40 anni il terremoto ha colpito, fregandosene allegramente delle previsioni statistiche e dei calcoli probabilistici. Ma questo e’ il ‘mantra’ che viene usato ogni volta per convincere il pubblico:  la possibilita’ di un impatto con un aereo? Bassissima.Di un attacco terroristico? Ridicola (Greenpeace Spagna ha occupato una centrale nucleare poche settimane fa: sono
entrati praticamente indisturbati). Di un incendio? Assurda. Di un tsunami? INESISTENTE…..

 

venerdì 11 marzo 2011

ti stimo fratello

Come l’acqua





di Lorenzo Cherubini – In arte Jovanotti

Quando nostra figlia è arrivata all’età della scuola io e mia moglie ne abbiamo parlato e abbiamo deciso: scuola pubblica. Potevamo permetterci di scegliere e abbiamo scelto. Abbiamo pensato che fosse giusto così, per lei. E’ nostra figlia ed è la persona a cui teniamo di più al mondo ma è anche una bimba italiana e l’Italia ha una Scuola Pubblica. Sapevamo di inserirla in una realtà problematica ma era proprio quello il motivo della scelta. Un luogo pubblico, che fosse di sua proprietà in quanto giovane cittadina, che non fosse gestito come un’azienda e che non basasse i suoi principi su una dottrina religiosa per quanto ogni religione venisse accolta. Un luogo pubblico, di tutti e per tutti, scenario di conquiste e di errori, di piccole miserie e di grandi orizzonti, teatro di diversi saperi e di diverse ignoranze. C’è da imparare anche dalle ignoranze,non solo dai saperi selezionati. La scuola è per tutti, deve essere per tutti, è bello che sia così,è una grande conquista avere una scuola pubblica, specialmente quella dell’obbligo. Io li ho visti i paesi dove la scuola pubblica è solo una parola, si sta peggio anche se una minoranza esigua sta col sedere al calduccio e impara tre lingue. A che serve sapere tre lingue se non sai come parlare con uno diverso da te?

Il nostro presidente del consiglio dicendo quello che ha detto offende milioni di famiglie e migliaia di persone che all’insegnamento dedicano il loro tempo migliore, con cura, con affetto vero per quei ragazzi. Tra le persone che conosco e tra i miei parenti ci sono stati e ci sono professori di scuola, maestre, ho una cugina che è insegnante di sostegno in una scuola di provincia. Li sento parlare e non sono dei cinici, fanno il loro lavoro con passione civile tra mille difficoltà e per la maggior parte degli insegnanti della scuola pubblica è così. Perché offenderli? Perché demotivarli? Perché usare un termine come “inculcare”? E’ una parola brutta che parla di un mondo che non deve esistere più.

La scuola pubblica non è in competizione con le scuole private, non è la lotta tra Rai e Mediaset o tra due supermercati per conquistarsi uno spettatore o un cliente in più, non mettiamola su questo piano... La scuola di Stato è quella che si finanzia con le tasse dei cittadini, anche di quelli che non hanno figli e anche di quelli che mandano i figli alla scuola privata, è questo il punto. E’ una conquista, è come l’acqua che ti arriva al rubinetto: poi ognuno può comprarsi l’acqua minerale che preferisce ma guai a chi avvelena l’acqua del rubinetto per vendere più acque minerali. E’ una conquista della civiltà che diventa un diritto nel momento in cui viene sancito. Ma era un diritto di tutti i bambini già prima, solo che andava conquistato, andava affermato.

La scuola pubblica va difesa, curata, migliorata. In quanto idea, e poi proprio in quanto scuola: coi banchi gli insegnanti i ragazzi le lavagne. Bisogna amarla, ed esserne fieri.






martedì 8 marzo 2011

Parole di donna


Io ero un uccello

dal bianco ventre gentile,

qualcuno mi ha tagliato la gola

per riderci sopra,

non so.

Io ero un albatro grande

e volteggiavo sui mari.

Qualcuno ha fermato il mio viaggio,

senza nessuna carità di suono.

Ma anche distesa per terra

io canto ora per te

le mie canzoni d'amore.

Il mio primo trafugamento di madre

avvenne in una notte d'estate

quando un pazzo mi prese

e mi adagiò sopra l'erba

e mi fece concepire un figlio.

O mai la luna gridò così tanto

contro le stelle offese,

e mai gridarono tanto i miei visceri,

né il Signore volse mai il capo all'indietro

come in quell'istante preciso

vedendo la mia verginità di madre

offesa dentro un ludibrio.

Il mio primo trafugamento di donna

avvenne in un angolo oscuro

sotto il calore impetuoso del sesso,

ma nacque una bimba gentile

con un sorriso dolcissimo

e tutto fu perdonato.

Ma io non perdonerò mai

e quel bimbo mi fu tolto dal grembo

e affidato a mani più ‘sante’,

ma fui io ad essere oltraggiata,

io che salii sopra i cieli

per avere concepito una genesi.

Io sono certa che nulla più soffocherà la mia

rima,

il silenzio l'ho tenuto chiuso per anni nella gola

come una trappola da sacrificio, è quindi venuto

il momento di cantare

una esequie al passato.

Composizioni tratte da La Terra Santa di Alda Merini

lunedì 7 marzo 2011

a proposito di squola

hahahahahaha

Scusate se rido ma 10.000 al mese a uno che pensa che il Canada sia in Australia, se non ci vivessi in mezzo non ci crederei.
Non so dire se è peggio questa o l'italiano con cui era scritta la mozione sul Tricolore presentata in Consiglio Comunale.


giovedì 3 marzo 2011

piero calamandrei, scuola pubblica e privata



L’ormai celeberrima citazione da Piero Calamadrei sul tema della scuola pubblica e privata mi è arrivata via email diverse volte. Quindi ho deciso di pubblicarla qui (è un breve estratto: il testo completo si trova online). Il discorso del grande giurista risale al 1950. Sembra che le sue parole siano state utilizzate, anziché come avvertimento da alcuni, come guida di comportamento da altri.


Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, ma la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito?

Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora, il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito.

Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori – si dice – di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A “quelle” scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata.

Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private.

[...] Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d’occhio i cuochi di questa bassa cucina. L’operazione si fa in tre modi: ve l’ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico.

Piero Calamandrei, discorso pronunciato al III Congresso dell’Associazione a difesa della scuola nazionale (ADSN). Roma, 11 febbraio 1950

Foto di apertura: pracucci. La scuola di Barbiana.

avvicendamenti leghisti


mentre un leghista doc che solleva la questione morale viene espulso dagli stati maggiori della Lega, un altro leghista dal curriculum lindo e moralmente inattaccabile prende il suo posto....