mercoledì 30 marzo 2011

Straniero in patria II

Sono nato altrove, in una terra contesa da eserciti e signori Svizzeri, Francesi, Spagnoli e Italiani.
Se da casa dei nonni percorrevo i sentieri, andando a sud, dopo qualche ora raggiungevo il passo S.Marco, con il Leone che marcava il confine della Serenissima Repubblica ai tempi della sua massima espansione a ovest.
Sono nato altrove e ho vissuto in tanti altrove diversi.
Non dico mai: "io sono di"  un posto.
Dico: "abito" o "ho abitato" o "sono nato (incidentalmente)" in un posto.

In tutti i paesi che ho visitato, ho trovato persone con cui ho passato del tempo e trovato qualcosa da dire e da fare in comune,  nel sud e nel nord dell'Europa e del Mediterraneo, nel sud e nel nord delle Americhe, in Asia, nel mondo.
In ognuno di questi posti mi sono sentito a volte a casa e spesso straniero perchè lingua, storia e cultura diverse hanno bisogno di tempo per capirsi.
Invece, per un lungo periodo della mia vita, mai è successo che, in Italia, mi sia sentito straniero: solo da qualche anno devo giustificare il mio accento.

Essere nato e vissuto altrove è quasi una colpa.
Invece le tasse che pago e i soldi che verso, non richiedono giustificazione.

Giustificare il proprio accento....questo è il clima  che respiro io, italiano, nel Veneto del terzo millennio.
Questa è l'aria che tira da quando le parole d'ordine del partito dei penultimi sono diventate cultura maggioritaria.

A me non mi interessa quello che pensano personalmente il Sindaco e la Giunta Comunale della Bandiera e dell'Italia. Non mi interessa se partecipano o meno di persona alle cerimonie.
Mi interessa invece che non si approprino di quel che è di tutti disponendone a piacere come ha fatto il Sindaco negando la fascia tricolore a chicchessia in occasione della Festa Nazionale del 17 marzo 2011.
Mi interessa che non "occupino" le istituzioni che rappresentano anche me.
Mi interessa che non disprezzino la nazione e la costituzione alle quali hanno giurato fedeltà

Si amministra per tutti, anche per quelli che ci stanno antipatici, anche per gli avversari politici. Si amministra e si rispetta tutti quelli che VIVONO sul territorio che si amministra.

Piccola differenza tra democrazia e dittatura.

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