lunedì 11 aprile 2011

Lettere choc alla Padania


“Ma vadano a fare in culo immigrati, profughi, clandestini e tutto il governo!” Il canale di Sicilia ha appena inghiottito altri 250 cristi, morti senza facce né nomi, e a sfogliare le pagine delle lettere della Padania non si crede ai propri occhi. Per giorni e giorni una distesa di missive senza pietà: “Non riesco ad addolorarmi troppo per le continue perdite di vite umane” scrive un militante sabato 9 aprile. E il giornale di Bossi gliela pubblica senza fiatare. Giovedì 7 aprile: “Sarebbe ora di chiamare questa gente con il loro vero nome: delinquenti comuni”. Oppure: “Quando sento l’insistente sproloquio sulla integrazione della invasione nord africana mi vengono disfunzioni ormonali di giramenti di zibedei”. Ci sono poi razzismi esibiti senza pudori: “Cosa vengono a cercare in Italia questi spavaldi giovani dai modi così arroganti e baldanzosi?” chiede Silvana da Milano. E trova subito la risposta: “Non il lavoro, o perlomeno non quello onesto”. Sarcasmi muscolari: “Assistere alle scene che si stanno svolgendo a Lampedusa fa montare il sangue alla testa. Ma come? Sono venuti qua di loro spontanea volontà e poi osano anche lamentarsi perché non trovano l’hotel a 5 stelle? Si lamentano perché non hanno camere confortevoli e devono sostare al sole, come se non fossero abituati al sole”. Non c’è compassione. “Siamo uno Stato di merda”, scrive Lucio. “Serve la cattiveria” gli fa eco Marco. “Mano pesante, sorveglianza armata, con l’ordine di fare fuoco”. “I nostri cuori sono troppo pavidi” denuncia Davide. “Provate a pensare cosa ci costano questi sbarchi di clandestini: quanti aumenti delle pensioni minime”.

Che dire? Molti di questi lumbard hanno (o hanno avuto) un parente emigrato in Svizzera, dove negli anni Settanta si celebravano referendum anti-stranieri. Non era facile essere un sau-tschingg, un porco-italiano. Li difese lo scrittore Max Frisch, l’autore di Homo Faber, con una frase rimasta celebre: “Volevamo braccia, sono arrivati uomini

3 commenti:

  1. Il testo è preso dal blog di Concetto Vecchio su Repubblica.

    Qualche giorno fa il governatore Zaia, con la solita sicumera, che lo fa sembrare uno che sa, anche se dice niente, o peggio cavolate, ha affermato che i profughi, quelli che fuggono dalla guerra, saranno accolti, ma gli altri che arrivano con i giubbottini e le scarpe da ginnastica firmate, devono esssere mandati a casa.
    Dove le ha viste le scarpe firmate?
    Sono queste affermazioni che fanno scrivere quelle lettere alla Padania.
    E comunque quanti profughi ha accolto lui finora?
    Inoltre gli sfugge il fatto che la Libia, a causa della guerra, sta espellendo molti lavoratori provenienti da altri paesi che quindi, anche se non sono profughi, da qualcosa fuggono.
    Anche Maroni si è accorto da poco che gli Etiopi e gli Eritrei, che prima Gheddaffi tratteneva nei suoi campi, grazie all'accordo con l'Italia,sono profughi.

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  2. Per strada sento signore e signori dai 40 ai 70 anni imprecare contro i clandestini..le frasi più gentili che ho sentito sono "chissà che afonde nantro barcon". Però io sono convinta che queste stesse persone, ora così xenofobe e rezziste, pagheranno per questo. Magari non loro, ma i loro figli si, perchè prima o poi qualcuno chiedere il conto all'occidente del benessere accumulato e mal distribuito e quel qualcuno sono proprio questi ragazzi che fuggono da situazioni insostenibili. Da un altro punto di vista però mi sono chiesta, quando sono cominciate le rivoluzioni in nord africa, se io fossi al loro posto, se io fossi un ragazzo libico o tunisino, fuggirei nel momento in cui nel mio paese si sta scrivendo la storia?

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  3. E' una bella riflessione quella che ci sottoponi.
    Che farei io al loro posto? Ho sentito chiedere ad un ragazzo a Lampedusa cosa fosse venuto a cercare in Italia. Una macchina, un lavoro, una bella vita (che per uno straniero non ha il significato traslato che ha per noi ovviamente). Notare l'ordine con cui ha indicato le proprie priorità. Voglio una macchina, per averla devo lavorare se ci riesco, la mia vita sarà bella, ossia migliore. Il consumo prima di tutto. Per consumare debbo lavorare. Lavorare per consumare è bello. Produci consuma crepa. E' difficile.... Cosa avrei fatto io? Da qui, con la pancia piena, posso anche elucubrare e dire che sarei rimasto là. Da là...non saprei...

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