giovedì 7 ottobre 2010

appiattimento culturale e altro

Ieri sera stavo parlando di Università con degli studenti, visto che anche a Padova i ricercatori sono in sciopero.
Giustamente gli studenti si stavano lamentando del fatto che le lezioni tardano ad inizare e che l'organizzazione fa schifo. Ho provato a ricordare tutti i motivi per cui i ricercatori sono in sciopero, ovvero il fatto che sono sfruttati da contratti a tempo determinato che durano anni, pagati una miseria e con questa riforma vedono allontanarsi ancora di più, se possibile, il miraggio dell'assunzione e dei diritti spettanti a tutti i lavoratori. Quindi giustamente si fermano perchè vogliono far capire che senza ricercatori l'Uni non funziona. In un mondo normale, gli studenti, prime vittime dello stato di cose, imbraccerebbero cartelli, andrebbero sotto le sedi di partito, le università, le giunte regionali e si incazzerebbero. E i genitori degli stessi idem. E gli altri comparti sindacali idem etc etc, finchè non avverebbe quello che avviene in Francia ogni santo anno. Tra settembre e ottobre si incazzano tutti e la Francia si ferma. Tutti dibattono sul perchè e sul per come, finchè il governo non cede e firma quello che deve firmare, annulla la legge incriminata e via così.
Tornando a noi, mentre parlavo gli studenti mi guardavano allibiti,
 un pò perchè nessuno li aveva informati veramente della situazione, un pò perchè alla fine del mio discorso mi hanno detto, quasi come se fosse un ovvietà...ma allora perchè non si sta facendo niente????
Mi è venuta una tristezza assurda. La stessa che sentivo anch'io quand'ero all'Università e al Liceo. Perchè non facevamo nulla. Risposta ovvia, Perchè eravamo in pochi, isolati come i contestatori e bollati come i soliti spacca paxxx.
Perchè in Italia non è che non c'incazziamo, è che siamo arrivati al punto che non sappiamo per cosa incazzarci, visto che nessuno SA null, nessuno ci dice nulla.

Io non credo che i ragazzi degli anni '70 che scendevano in piazza in migliaia fossero più in gamba di noi o di loro, solo, secondo me erano più informati.
Ed è inutile dire le solite cose da comunista che se la tira, (perchè io l'ho fatto sbagliando per anni..) basta darsi da fare, basta informarsi. Si ok e quanti siamo?in 5?in 10?
Ragioniamo nel particolare:
Quali sono i momenti per informarsi?sono quando guardi scazzato la tv, quando apri un giornale, quando parli con la gente...e in questi momenti se ci fate caso, non si sente mai dire niente. Tutti parlano, ma ben attenti a non dire niente che sia neanche lontanamente in odore di polemica o confronto.
C'è un appiattimento di informazioni, notizie e prese di posizioni che giudicare vuote e banali, è essere buoni. E non si può dire che sono tutti scemi.
Questo appiattimento, comincia dalla testata nazionale, per finire nel giornaletto di provincia, per poi finire nelle chiacchere tra amici.
C'è una soluzione? Si,ovvio, sarebbe liberare la RAi della proprietà statale, liberalizzare i canali tv, finanziare nuove testate giornalistiche e nel mucchio, qualcosa salterebbe fuori.
Fatto questo, cosa esistente in tutti i paesi democratici del mondo, uno andrebbe in Tv e direbbe la gelmini è una stronza per questo e quest'altro. Punto. Qualcuno sa cos'è la riforma? Ne ha appreso i contenuti solo guardando distrattamente la tv o un giornale?La risposta è no. Chi si è informato e sa, è solo perchè o è direttamente coinvolto o perchè è andato a spulciare in modo certosino qualche sito internet o blog che spieghi qualcosa, o ha un giro di amici in gamba che non parlano solo di calcio o vestiti.
Qualcuno, una tv, un giornale, ha riposrtato una notizia, un report sulle leggi fatte dal Governo Berlusconi negli ultimi 6 mesi?No, nessuno.
è talmente banale come notizia che all'estero è data come scontata e di routine.
In Italia è normale?Si lo è, perchè le masse sono tenute all'oscuro e restando nell'ignoranza, come la storia insegna, perdono anche la volontà di ribellarsi perchè nessuno propone un alternativa.
Il berlusconismo, unito a una malsana tendenza italiana al malaffare e al menefreghismo, ci ha ridotti in questo stato.

Finisco questa mia filippica con un souvenir datato. Gurdando un video di Rino Gaetano, del 1979, si vede il grande Rino invitato da Costanzo a tavola con Susanna Agnelli, della quale il sopracitato proprio non parla bene nella canzone nunteregga'più.
Essendo la signora Agnelli, già avanti con l'età, Rino imbeccato da Costanzo, dice che non voleva essere offensivo ma denunciare uno stato di cose.
sapete cosa risponde costanzo?
Che se si fa una canzone di portesta, bisogna arrivare fino in fondo con la protesta.
Ve lo vedete Costanzo oggi che fa un discorso del genere?E per restare in tema cittadino, se passate alla pro malo, provate ad aprire un Malo '74 di 20/30 anni fa.
Cos'è allora?Il mondo che è cambiato, noi che siamo tutti rincoglioniti? cos'è?Ditemelo voi.

1 commento:

  1. Infatti noi non eravamo più in gamba di voi.
    E non tutti i ragazzi scendevano in piazza, anzi.

    Il clima culturale era diverso, chi era nel "movimento", era convinto di portare la fantasia al potere, che non ho ancora capito oggi cosa voleva dire nella pratica, ma era una bello slogan ed ognuno ci metteva dentro quello che voleva.
    Ma in un certo senso eravamo anche noi conformisti quanto quelli che chiamavamo conformisti, solo che ci conformavamo a modelli alternativi a quelli canonici: ci vestivamo, ascoltavamo musica e leggevamo i libri della tribù a cui appartenevamo, proprio come oggi. Perchè alla fine certi meccanisimi di identifcazione rimangono uguali per tutte le generazioni.

    Però è vero che c'era più fermento e vivacità di adesso, ma non era per merito nostro, era una grande parte della società che era in movimento.

    Si usciva dalle grandi lotte operaie degli anni 60 e dal referendum che per l'Italia ha segnato una svolta nel costume e nella morale: quello che ha confermato la possibilità di divorziare anche per noi che vivivamo col vaticano in pancia.

    Ma poi la stagione del terrorismo ha ucciso, oltre che un certo numero di persone, anche le illusioni e le possibilità di agire. Sono arrivate le leggi speciali e il movimento in parte è stato distrutto e in parte si è autoestinto e la reazione delle persone davanti a questa barbarie è stata il ritiro nel privato e l'accettazione dell'esistente.

    In poche parole abbiamo perso.

    Io oggi non capisco chi si ostina a volere fare pratica politica, come se non fossero passati 30 anni da allora, e allo stesso tempo dico che alcune cose dovrebbero essere recuperate.

    Oggi è più difficile, ma c'è ancora margine per agire. Lorenzo in un post poco sopra a questo parla di possibilità che vale la pena di esplorare.
    Allo stesso tempo, dobbiamo cercare di fare una sintesi tra questi nuovi modi di porsi e la realtà in cui ci troviamo. Come si fa?

    Da un lato vedo cittadini che si auto-organizzano: gas, comitati per l'acqua, per la pedemontana, etc. Poi vedo cittadini "cani sciolti", scontenti, sensibili ma non organizzati e infine vedo i partiti tradizionali cone le persone che ci lavorano all'interno.

    Per me in questo momento è fondamentale riuscire ad unire queste persone sui temi comuni (che sono poi: ambiente, buona amministrazione, libertà di dissentire, eliminazione delle mafie di ogni natura comprese quelle locali venete nate nel veneto, modello di sviluppo alternativo che potrebbe financo essere, con un po' di buona volontà, un non sviluppo e, last but not least, giustizia fiscale) e tornare alla normalità.

    Fatto questo, potremo anche litigare tra noi.
    Non vedo l'ora di poterlo fare :D

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