mercoledì 13 ottobre 2010

Il 16 0ttobre a Roma per un lavoro degno, e per la democrazia

La manifestazione indetta dalla Fiom (il sindacato metalmeccanici della Cgil) per il 16 ottobre a Roma non è una semplice iniziativa rivendicativa, ma vuole essere momento di viva partecipazione democratica tesa a ribadire che senza diritti non può esserci lavoro degno, e neppure una società ed un'esistenza degna di essere vissuta.

Dobbiamo sempre tenere a mente che il lavoro dipendente è regolato da un contratto collettivo ed un contratto aziendale.Il contratto collettivo ha una fondamentale duplice funzione: redistribuire più equamente "ricchezza" tra il lavoro e l'impresa, e fissare una cornice di diritti e doveri specifici dei lavoratori e dei datori di lavoro.

Nel momento in cui la maggiore organizzazione confindustriale (Federmeccanica) disdice il contratto nazionale di lavoro
 vengono messi in discussione questi due pilastri. Ed è ancora più preoccupante che due importanti sindacati come Cisl e Uil abbiano firmato un accordo (fine settembre) con la suddetta organizzazione per consentire deroghe al contratto nazionale in casi di particolare necessità, cancellando di fatto,ad esempio, la possibilità di contrattare ulteriori ore di straordinario comandate dall'azienda; la retribuzione dei primi tre giorni di malattia in caso di picchi di assenteismo (anche in caso di epidemie influenzali,dottor Marchionne...?); il diritto allo sciopero. Facciamo notare che secondo e terzo punto sono diritti sanciti dalla nostra Costituzione (artt. 38 e 40).
Infine, si tenga conto che il presente accordo non è stato sottoposto al giudizio dei lavoratori venendo meno ad un fondamentale requisito di democrazia.

Ci è stato spiegato che queste scelte sono motivate dal fatto che lo scenario globale negli ultimi lustri e radicalmente cambiato, che l'ingresso nel "mercato" globale di masse di lavoratori a "basso costo" di paesi emergenti impone una riconsiderazione delle garanzie e delle tutele dei nostri operai ed impiegati.

Di fatto questa erosione dei diritti è cominciata sin dai primi anni '90 attraverso la proliferazione di contratti atipici che sono per definizione fuori dal contratto nazionale, per cui lasciano ai datori di lavoro mano libera in fatto di orari, retribuzione,intensità della prestazione e soprattutto durata del contratto. Quindi una massiccia dose di "flessibilità", ma meglio chiamarla "precarietà", è già stata introdotta (vedi legge 30 ma prima ancora "pacchetto Treu") nel "mercato" (orribile ma attuale parola) del lavoro in Italia. Si tenga poi conto che i redditi da lavoro nel nostro Paese hanno perso negli ultimi venticinque anni 7-8 punti sul Pil a favore dei redditi da capitale (dati Ocse).Facciamo notare di passata che perdere 1 punto di pil significa che ogni anno 16 miliardi vanno ai secondi invece che ai primi. Con tutte le conseguenze in termini di impoverimento dei ceti medio-bassi e inevitabile stagnazione della domanda interna, fattore determinante della crisi economica in corso.

Questo è secondo noi il quadro, un'idea "bassa" di sviluppo che chiede ancora sacrifici ai nostri lavoratori,invece di aumentare di due o tre volte gli investimenti in ricerca e formazione professionale oggetto di paurosi tagli da parte dell'attuale governo. E di affrontare, come giustamente sottolineato da Luciano Gallino su Repubblica (8 settembre), la questione dello sviluppo nel nostro Paese di distretti industriali funzionanti come fabbriche distribuite organicamente nel territorio, tipo poli di competitività francesi e reti di competenza tedeschi.

Il 16 ottobre si manifesta alla luce di tutto questo, democraticamente, senza avallare episodi di inciviltà che hanno colpito altri sindacati, fatti che nulla hanno a che fare con la storia della Fiom e della Cgil, sindacati in prima linea nella lotta contro il terrorismo degli anni '70 e che hanno avuto le loro vittime come il delegato genovese Guido Rossa. Eppure l'indegno tentativo di criminalizzare questa manifestazione è tuttora attivo.Ma non può fermare il diritto di una parte rilevante del lavoro dipendente a non accettare il "pensiero unico" che ci vuole essere imposto:Lavoro contro Diritti.
E' in gioco la possibilità di dissentire ancora in questo nostro difficile Paese, in questo senso la manifestazione del 16 ottobre assume un significato più alto, di libertà e di democrazia partecipata.

2 commenti:

  1. L'anno scorso è stata aperata nell'azienda in cui lavoro, la porcedura di mobilità per 70 persone. Il sindacato da noi non esiste (nel senso che non ci sono iscritti).
    L'azienda però, per poter aprire la procedura ha dovuto chiamare un sindacato e l'ha fatto. Lorenzo, indovina un po' che sindacato ha interpellato? esatto! la CISL. Il sindacalista si è presentato in fabbrica e negli uffici ed è stato subito chiaro che la difesa del posto di lavoro nemmeno lo sfiorava. L'unica cosa di cui parlava era la contrattazione della somma di denaro per incentivare l'uscita volontaria. Quella è stat l'occasione per 'azienda di liberarsi di alcune persone invise al proprio diretto responsabile. Che sindacato è questo che si comporta così e che firma gli accordi tipo pomigliano? Perchè non dovrei fischiare, dico fischiare, Bonanni e i suoi?

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  2. Risponde Lorenzo
    La Cisl persegue un modello di sindacato che punta alla cogestione,che gestisca servizi come il collocamento o l'intermediazione di mano d'opera.Il rischio per me è quello di snaturare il ruolo del sindacato,che deve mantenere una funzione antagonista, capace qualora necessario di fare accordi con la controparte,sempre sottoponendo questi accordi al giudizio dei lavoratori attraverso il voto.Questa è democrazia.
    Certo che si devono contestare Cisl e Uil,ma dobbiamo farlo con la testa non con i piedi...Dobbiamo farlo su piano delle idee,della presenza capillare nei luoghi di lavoro,dell'informazione.Si possono fischiare Cisl e Uil (come si fischiano alla Scala i tenori che steccano...se mi passate l'esempio musicale visto che sono un appassionato),ma senza andare oltre,altrimenti screditiamo le stesse ragioni per le quali lottiamo,compromettiamo il già degenerato quadro civile e democratico,rischiamo di innescare strumentali criminalizzazioni di cui parlo nel post.Un caro saluto.Lorenzo

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