Alcune riflessione a margine dell'incontro sull'acqua organizzato dal circolo Pd di Malo venerdì 26 novembre 2010.
L'acqua non è solo un bene comune. L'acqua è indispensabile per vivere. L'accesso all'acqua è (dovrebbe essere) come l'accesso all'aria (e, aggiungo, al cibo) ossia un diritto naturale (ossia dovuto al semplice fatto di essere nati).
Non si devono sottoporre tutte le scelte, i progetti e le considerazioni a criteri di economicità e di costi/ricavi.
Questo lo lasciamo fare a chi a partire dagli anni ottanta, ha voluto farci pensare in questo modo.
Da Craxi in poi, ci hanno detto che il mercato e la concorrenza avrebbero regolato in modo virtuoso ed automatico le nostre vite e ci avrebbero portato alla ricchezza individuale e (implicitamente) alla felicità (pure individuale).
Oggi sappiamo che il mercato è un distillato di avidità che distrugge ogni forma di vita civile, mercifica ogni cosa e produce ingiustizia e infelicità per molti e ricchezza per pochissimi.
Il passaggio che tutti dobbiamo fare, è (anche) culturale.
Io penso che la questione acqua e beni comuni, pubblico e privato, sia così semplice da essere banale.
Privatizzare vuol dire sottoporre alle regole del mercato un bene o un servizio. Le regole del mercato impongono di minimizzare i costi e massimizzare i profitti. In regime di concorrenza, ci dicono, questo meccanismo si autoregola e raggiunge il punto di equilibrio fornendo un buon servizio a costi accettabili. La realtà è che la concorrenza si trasforma spesso in cartello (ricordate assicurazioni, banche, e distributori di carburanti?) e che certi servizi, indispensabili per il cittadino, perdono (anche moltissimo) di qualità o raggiungono prezzi (tariffe) non sostenibili dall'utente.
Noi, invece, abbiamo bisogno di un servizio pubblico che funzioni bene.
Perchè ciò accada, servono due cose: possibilità di controllo diretto e rapido da parte dei cittadini (fruitori e/o utenti) e incentivazione a fornire un buon servizio.
L'incentivazione è evidentemente legata alla remunerazione economica, ma anche e soprattutto alla valorizzazione individuale e alla motivazione etica di chi partecipa alla fornitura del bene/servizio.
Il controllo dei cittadini è legato invece alle dimensioni dell'ente che deve essere controllato. Se la realtà territoriale su cui insiste l'ente è sufficientemente piccola (ma non troppo piccola, ovviamente), ecco che il controllando è sufficientemente raggiungibile dal controllore
Il che sta a significare, niente mega carrozzoni tipo anni sessanta del secolo scorso e niente privatizzazioni di quel che ancora è pubblico, ma riorganizzazione e potenziamento del pubblico esistente (e magari qualche passo indietro rispetto alla tendenza in atto, in settori come la sanità).
E infine, per estirpare le radici dei politici politicanti da dentro il servizio pubblico, regole severissime per episodi di nepotismo, corruzione, falso ideologico, falso in bilancio, concussione, distrazione di fondi e tutte quelle infrazioni che mettono a rischio e degradano i beni di tutti noi e, last but not least, ricambio ciclico e certo degli amminsitratori.
la vela cadde, la sete ci asciugó
acqua, acqua, acqua in ogni dove
e nemmeno una goccia, nemmeno una goccia da bere
e gli uomini spegnevano, spegnevano il respiro
spegnevano la voce, nel nome dell’odio
che tutti ci appagò
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