Salire su una gru e restare 16 giorni sotto acqua e freddo in uno spazio ristretto oppure seduti con le gambe ciondoloni nel vuoto a 20 metri di altezza.
Guardiamo lo schermo e non percepiamo la differenza tra l'isola, la casa, il palco e la gru. Il frullato di immagini riduce ai minimi termini la disperazione dei sei migranti, la stecca cantando, il passo sbagliato ballando, il litigio decerebrato.
Trovo il minimo comune denominatore, divido, moltiplico e mi ritrovo in mezzo alla nebbia.
Gli ultimi 4 giovani sono scesi dalla gru a Brescia, con buona pace di quelli che avrebbero voluto farli scendere "CON OGNI MEZZO" (mi chiedo se avrebbero anche fatto saltare la gru all'occorrenza...sicuramente no perchè la gru costa soldi, altrimenti ci si poteva pensare....).
Hanno salva la vita (per ora).
Che dio li accompagni in percorsi e accoglienze migliori.
Nessun commento:
Posta un commento