Riprendo senza commentare una lettera pubblicata oggi sul Giornale di Vicenza
Le discutibili esternazioni su un disastro annunciato
Non è possibile rimane indifferenti, di fronte alle diuturne e discutibili esternazioni di politici e uomini delle istituzioni, che da decenni sono alla guida del nostro Paese e di questa regione in particolare.
Sacrosanto, pretendere l'aiuto dello Stato per far fronte all'emergenza, soccorrere le famiglie e sostenere le aziende in difficoltà ma quanta ipocrisia nelle geremiadi contro l'indifferenza dei giornali nazionali, quanta spudoratezza nel minacciare lo sciopero fiscale contro il proprio governo e inoltre, quanta incoscienza nelle parole di coloro che si auto-assolvono, di fronte all'imprevedibilità di certe calamità naturali.
A Roberto Zuccato, presidente degli industriali, va invece riconosciuta l'onestà intellettuale di aver ammesso: “Stiamo pagando il prezzo della cementificazione e del boom”. Il Belpaese è cronicamente afflitto dalle frane e dal dissesto idrogeologico, imputabili all'incuria e a scelte dissennate.
In questo campo, svanisce ogni presunta alterità dei veneti, con l'aggravante che non c'entrano né la mafia, né la camorra e per lo più, non si tratta neppure di abusivismo,
ma di edilizia e cementificazione legalizzata da Piani regolatori che non tutelano il territorio o sono vanificati da infinite e incoerenti varianti.
Si capisce bene che non è solo una questione di tagli agli Enti locali o della cancellazione della tassa per i Consorzi di bonifica, che peraltro, ha sottratto 15 milioni di euro rispetto ai 100 solitamente impiegati per il consolidamento degli argini, la pulizia dei fossi e la manutenzione delle casse di espansione. Quando si continua a costruire nelle aree golenali, non si realizzano i bacini di laminazione dell'acqua o si sventrano intere colline per edificare nuove villettopoli, c'è poco da scagliarsi contro Giove pluvio o “Roma ladrona”.
Con l'alluvione si consuma la crisi di un modello veneto che, in nome dello sviluppo, ha trasformato la pianura padana in una poltiglia di cemento e asfalto, ma che ancora oggi non dà segni di ravvedimento.
Se il Veneto è la penultima regione in Italia (ultimo il Molise) per parchi e aree protette, non si può dire che manchino grandi progetti immobiliari, nuove autostrade e tangenziali, ciò nonostante, il nuovo PTRC prevede, “Veneto city”: 2,6 milioni di mq di superficie tra Venezia e Padova; “Motor city”: 4,5 milioni di mq; il Quadrante Tessera e il nuovo Autodromo del Veneto. D'altro canto che altro aspettarsi da un Piano territoriale che afferma: “c'è ancora tanta campagna nel Veneto sicché il consumo di suolo non è un problema reale”.
La Valutazione Ambientale Strategica elaborata nel 2007 per il PAT di Vicenza, osserva che le zone della pianura alluvionale corrispondono alla fascia dei fiumi Bacchiglione, Astichello, Tesina, Retrone e che la conformazione di tali zone “favorisce il fenomeno dell'esondazione”. Purtroppo,la primitiva morfologia di queste aree non è più interamente visibile in quanto: “interventi antropici di notevole portata ne hanno profondamente modificato l'aspetto originario”.
Modifiche tutt'ora in corso, come nel caso della Base al “Dal Molin”, dove si sono impermeabilizzati 600 mila mq di terreno esondabile e innalzato gli argini del Bacchiglione. Infine, una proposta per il presidente Zaia, commissario per l'emergenza: il costo del Ponte sullo Stretto è di 3 miliardi e 900 milioni; quanto sarebbe necessario per la messa in sicurezza dell'intera Penisola, perché non persuade Berlusconi che per i veneti la cura del territorio viene prima?
Ciro Asproso
Sinistra Ecologia Libertà
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