Un articolo inviatomi da Corrado e alcune riflessioni
Quando ero piccolo, i miei nonni materni, mi hanno insegnato il senso della decenza e della vergogna.
Sia mio nonno che mia nonna erano persone estremamente semplici che vivevano dei gesti quotidiani e non avevano un livello di istruzione elevato.
Il nonno aveva fatto la terza elementare, e la nonna, forse, la seconda.
Eppure queste due persone che non hanno avuto una vita facile, (guerra, deportazione in campo di concentramento, figli e figlie morti di tifo, lavoro in miniera, emigrati in Argentina, emigrati in Svizzera ) e che oggi non ci sono più, nella loro semplicità, sapevano, in modo naturale, comunicare il senso di solidarietà tra persone e la pietà per gli altri, sapevano identificarsi con gli altri e sono stati capaci di trasmettere questo modo di sentire anche a me, così come io cerco di trasmetterlo ai miei figli.
L'articolo mi ha riportato alla mente echi di Bertholt Brecht oltre che dei nonni
Prima di tutto vennero a prendere gli zingari
Poi vennero a prendere gli ebrei
e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali,
e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti,
ed io non dissi niente, perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me,
e non c'era rimasto nessuno a protestare.
Oggi, è sinceramente difficile, uscire fuori e dire le cose che si pensano. Eppure occorre farlo.
Io quando ho dei dubbi, se la vergogna che provo non è sufficiente a farmi muovere, mi dico...ma chi se ne frega, cosa ho da perdere? E' questa la vita da vigliacchetto che voglio? E poi, mi dico, che figura farei coi nonni se non facessi quello che è giusto?
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